Nella discarica di Dandora a Nairobi vengono scaricati 30 camion di rifiuti plastici ogni giorno. Così questo gigantesco immondezzaio di oltre 12 ettari nella capitale del Kenya si trasforma facilmente in un acquitrino in cui scarti alimentari e scorie plastiche si mischiano al fango.
Qui a Dandora ogni giorno migliaia di raccoglitori di plastica cercano nella spazzatura oggetti da riutilizzare o vendere. A volte lavorano senza stivali ma sempre senza guanti perché sono un lusso che in pochi potrebbero permettersi e comunque ostacolerebbero il processo di raccolta. Ma le scorie creano terreno fertile per la malaria e altre malattie trasmesse dagli insetti. La spazzatura bruciata inoltre rilascia agenti inquinanti che aumentano il rischio di patologie cardiache e cancro.
In tutto il mondo, circa 20 milioni di persone lavorano differenziando plastica, lattine e vetro in luoghi dove non esiste una raccolta ufficiale, senza tutele e a rischio della vita. Si stima che fino a un milione di persone muoiano ogni anno nei Paesi a basso e medio reddito a causa delle malattie legate ai rifiuti sversati nell’ambiente o bruciati.
In più, una tale gestione della spazzatura spesso blocca gli scarichi e i corsi d’acqua causando inondazioni e allargando le conseguenze ambientali alle località circostanti. Ma da i Paesi ricchi, da dove spesso arrivano quei rifiuti, nessuno vede il problema.