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Antisemiti o anti-israeliani? Viaggio dentro l’odio più antico della storia

La sveglia all’Europa l’ha data la controversa e battagliera Joanne Rowling, autrice, tra l’altro, della saga di Harry Potter: «C’eravamo detti: mai più. E la Gran Bretagna era un rifugio sicuro. Ora, dopo il più grande massacro di ebrei dalla Shoah, ai bambini ebrei d’Inghilterra si consiglia di nascondere le loro identità a scuola, per la loro stessa sicurezza. Ci dovrebbe essere un’indignazione di massa, per questo».

Invece nessuna protesta e solo un po’ di rassegnazione. Anzi, dal giorno della strage che ha riacutizzato la polveriera mediorientale, le manifestazioni Oltremanica contro la comunità ebraica sono triplicate. 

Forse aveva ragione il sarcasmo del presidente israeliano Shimon Peres, il quale ripeteva che «in Inghilterra si pensa che un antisemita sia solo chi odia gli ebrei più del necessario». Ma questi sono solo i primi soffi dell’impetuoso vento antisemita che si è risvegliato in tutto l’Occidente, dagli Stati Uniti all’Europa e che nel resto del mondo, invece, non si era mai sopito. 

Escalation
È di domenica scorsa l’assassinio della quarantenne Samantha Wall, presidente della sinagoga di Detroit. La donna è stata trovata riversa in un lago di sangue, accoltellata con inusitata ferocia. Che si tratti di un delitto di matrice antisemita non è accertato, ma non è importante, a ben vedere. Perché comunque la paura degli ebrei è molta in tutti gli Stati Uniti, e soprattutto a Detroit, che vanta una delle comunità musulmane più influenti d’America. Proprio in quella città nel 1930 fu fondata la setta islamica militante Nation of Islam, quella di Malcom X.

La sinistra sirena antisemita è suonata anche a Berlino, dove solo un errore nel lancio ha impedito una strage: due bottiglie molotov sono state indirizzate alla locale sinagoga e all’edificio in cui hanno sede la scuola talmudica e il centro ebraico.

Senza contare un altro macabro ritorno: le stelle di Davide disegnate sulle porte di casa degli ebrei. E anche se il cancelliere Scholtz ha scritto che in Germania «non c’è posto per l’antisemitismo» e il presidente Steinmeier ha ricordato che «a causa della nostra storia dobbiamo fare tutto per evitare che l’antisemitismo si diffonda», la tensione contro i discendenti di Giuda in Germania si fa sentire. 

Qualche sera fa la polizia ha dovuto reprimere cori antisemiti nel quartiere di Neukolln, nella capitale tedesca. Disordini a Leverkusen, bandiere di Israele bruciate a Colonia e il Consiglio degli Imam costretto a insufflare bromuro tra i seguaci di Maometto che esultavano per la carneficina di Kfar Aza. 

Parigi ha vietato le manifestazioni in favore della Palestina, non per ansia censoria, ma perché gli allarmi dei servizi segreti d’oltralpe segnalano anche in Francia una resipiscenza antisemita. «La peste si è spenta, ma l’infezione serpeggia», scrisse Primo Levi, e pare proprio così: il Louvre, il Museo d’Orsay e la reggia di Versailles sono stati sfollati e chiusi, dopo gli allarmi di attentati conditi con quell’antico sapore anti-ebraico. 

Anche in Italia, come i funghi in autunno, sono riapparsi qui e lì i segni di quella paura ininterrotta. Solo per citare un episodio balzato alle cronache, nei bagni di un un bar del quartiere ebraico di Milano sono ricomparse le stelle a sei punte corredate da luoghi comuni così violenti da far tremare il demonio. Gabriele Cappi, il giovane cronista che li ha intercettati e pubblicati ce li riferisce: «Ebrei topi, vi veniamo a prendere nelle vostre fogne. Ebreo maiale, per te finisce male. Palestina libera dai nazisti ebrei». 

Haters
Se questo quadro non fosse già sufficientemente inquietante, sono i social a dare l’esatta dimensione del fenomeno. Sotto la direzione politica del “nuovo” proprietario Elon Musk, X (già Twitter) invita i suoi utenti a non seguire i media ufficiali, ma i siti presenti sulla piattaforma.

Secondo quanto afferma il think-tank Tech Transparency Project, un centro di fact-checking che esplora le informazioni date dalle principali piattaforme tecnologiche, X fornisce (ma solo ai suoi account premium) video di propaganda sull’attacco a Israele, sempre, ovviamente, in salsa antisemita. Addirittura, alcuni di questi verrebbero dritti dritti dalle telecamere delle “Brigate del martire Izz al-Din al-Qassām”. 

Dopo i sanguinosi fatti del 7 ottobre, i commenti antisemiti e antisionisti sui social sono vertiginosamente aumentati. Sempre su X si registra un incremento del 63% di giudizi anti-ebraici, mentre sul social 4chan, che attrae i complottisti più estremi e ancora convinti che una macchinazione giudaico-plutocratico-massonica sia in corso per il controllo del mondo, le opinioni che incitano all’odio anti-giudaico sono aumentate del 479%. 

Le impennate di anti-giudaismo si erano già viste nei mesi scorsi, dopo l’invasione russa dell’Ucraina, cui veniva rimproverato di aver scelto un presidente che non solo era un ex comico, ma – addirittura – un ebreo. Lo stesso Putin ha pregiato lo scorso settembre, tra un missile e una bomba, Volodymyr Zelensky di un commento al distillato di curaro: «Zelensky? Un ebreo messo lì dai tutori occidentali».

Giusto per dare seguito alle dichiarazioni primaverili del suo ministro degli Esteri, Lavrov: «Non è forse paradossale che un ebreo guidi un Paese infestato di nazisti? D’altronde anche Hitler era ebreo!». Così da non trascurare uno dei fondamenti culturali dell’antisemitismo, che prevede, per l’appunto, che gli ebrei stessi siano i peggiori nemici degli stessi ebrei. 

Solita solfa
C’è sempre questa idea marcia nel sottotesto della notizia, enfatizzata e manipolata dai media europei ed italiani: Netanyahu sarebbe stato compiutamente avvisato dell’imminenza della strage del 7 ottobre dai Servizi segreti egiziani e avrebbe consapevolmente scelto di non fare nulla. Perché? Per avere il pretesto per la resa dei conti finale e devastare Gaza, con la complicità della comunità internazionale. 

Gli ebrei mentono, si sa. Lo scrisse già nel 1543 Martin Lutero, in un libro dal titolo eloquente: “Degli ebrei e delle loro menzogne”, efficace strumento della propaganda nazista nel secolo scorso. Parole vecchie, concetti triti, pregiudizi duri a morire, terribili quando gridati, infidi quando sussurrati. 

Lo sottolinea anche Noemi Di Segni, presidente delle Comunità ebraiche in Italia: «È sempre la stessa solfa, il perenne ritorno di frasi, pregiudizi e violenze. La paura non ci abbandona mai, ma dopo il 7 ottobre noi tutti abbiamo il dovere di scegliere con cura le parole giuste. Oggi abbiamo la consapevolezza che le esplicitazioni di odio possono tradursi, anche sul territorio italiano, in atti di terrore e attacchi fisici ai luoghi e alle persone ebree. Noi ebrei sappiamo gestire da tempo la sicurezza nei perimetri in cui svolgiamo la nostra attività. Ciò che rimane fuori dal nostro controllo sono le conseguenze dell’incitamento all’odio fatto in queste settimane da alcune televisioni e giornali. La comunicazione è troppo spesso in mani irresponsabili che non si rendono conto di quale fuoco stanno accendendo. O, meglio, riaccendendo». 

Per i sofisti, poi, c’è sempre un luogo sicuro, quello a cui ricorrere quando attaccare gli ebrei diventa troppo, troppo imbarazzante. È l’antisionismo. È sempre la presidente Di Segni a ricordarlo: «Antisionismo e anti-israelismo (per quelli a cui non è chiaro cosa sia stato il sionismo nella storia) sono inseparabili dall’antisemitismo. Sono forme di espressione dell’antisemitismo, se ne facciano tutti una ragione». 

Ritornano prepotenti le parole attribuite a Martin Luther King: «L’antisionismo è la discriminazione contro gli ebrei, a causa della loro ebraicità. Si tratta cioè di antisemitismo. L’antisemita gode di ogni opportunità che gli consente di esprimere il suo pregiudizio. Al giorno d’oggi. però, in Occidente, proclamare che si odiano gli ebrei è diventato molto impopolare. Di conseguenza, l’antisemita deve costantemente inventare nuove forme e nuove sedi per il suo veleno. Deve camuffarsi. E allora non dice più di odiare gli ebrei, ma solo di essere antisionista».

Una nuova formula per mascherare l’odio più antico del mondo, cominciato da prima di Cristo e proseguito, senza sosta, sino ad oggi. Un humus perfetto per nutrire e nascondere i carnefici di domani, quelli che da qualche parte in mezzo a noi crescono e si preparano a versare altro sangue.

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