Può la presentazione di una guida, pensata per migliorare la vita di tante persone, creare un putiferio che coinvolge partiti politici, parlamentari, ministri e arrivare addirittura nei salotti di Bruno Vespa su Rai Uno? In Italia, pare di sì. È il caso della guida “Trans-con-figl3”, presentata lo scorso 20 maggio al Circolo Pink di Verona nell’ambito di “Contrastiamo il bullismo, un obiettivo Comune”, 8 giorni di iniziative avvenute tra il 14 e il 22 maggio, in cui cadeva anche la Giornata contro l’omolesbobitransfobia, patrocinate dal Comune amministrato dalla giunta di centrosinistra guidata dal sindaco Damiano Tommasi.
Un piccolo libro di 68 pagine scaricabile gratuitamente online – traduzione e adattamento dell’opera tedesca “Trans* mit Kind!” dell’associazione Bundesverband Trans* – dove altro non si fa che dare suggerimenti a genitori e persone transgender che abbiano un progetto di genitorialità. Dalle problematiche che si possono incontrare nel quotidiano al come diventare genitori e come sarà esserlo, poi informazioni sulla gravidanza, le visite mediche, il corso preparto, gli aspetti burocratici dopo la nascita e anche, se si è già genitori, come gestire il coming out coi figli nel caso si comprenda di non riconoscersi nel genere o sesso avuto alla nascita, una condizione che in generale si stima riguardi circa l’1 per cento della popolazione italiana, ovvero più di mezzo milione di persone.
«Ci sono anche suggerimenti per medici, ostetriche e personale sanitario nel trattare con futuri genitori trans e non binari», aggiunge Egon Botteghi, uno dei due curatori della guida insieme ad Alex Romanella, già presentata il 31 marzo a Livorno con patrocinio, poi contestato, del dipartimento delle Pari Opportunità. «Questa guida è essenziale perché non c’è niente in italiano per chi cerca informazioni e aiuto. È un modo per non lasciarli soli».
Il problema della pipetta
A far sobbalzare sulla sedia associazioni e politici cittadini insieme a giornali locali e nazionali, il fatto che nella guida si spieghi che una persona possa restare incinta anche senza penetrazione, usando autonomamente l’inseminazione artificiale, raccogliendo lo sperma tramite una pipetta e fecondando gli ovuli attraverso un’iniezione intravaginale. Un modo scoperto nel 1785 dal medico Michel-Augustin Thouret. Nei giorni che precedevano l’iniziativa, sui quotidiani locali la consigliera Anna Bertaia di Lista Tosi se l’era presa con la giunta che patrocinava «un evento in cui si spiega agli adolescenti come funziona l’inseminazione artificiale fai da te».
Il consigliere leghista Nicolò Zavarise aveva chiesto se «è urgente un programma dove viene propagandata l’ideologia gender», mentre la parlamentare Maddalena Morgante di Fratelli d’Italia aveva tuonato: «Tommasi è la foglia di fico che copre la peggiore propaganda gender». Poi, lo scorso 18 maggio, è stata addirittura la ministra della Famiglia e Pari Opportunità Eugenia Roccella a scagliarsi contro l’iniziativa a Porta a Porta: «Qui stiamo toccando le basi dell’essere umano», ha detto. «C’è un attacco alla maternità che fa paura. Il libretto che Tommasi sta promuovendo nascondendosi dietro a un vecchio patrocinio delle Pari Opportunità, non dato dal mio ministero attuale ma da quello passato, comincia con: “La gravidanza e la possibilità di portarla a termine è spesso associata al concetto di femminilità”. Poi c’è un paragrafo dove parla di riformulazione del concetto di gravidanza in cui si dice che gravidanza e parto sono esperienze anche maschili. Quindi già il lessico…».
In realtà sarebbe proprio il lessico uno degli oggetti della guida, dove si suggerisce di iniziare a usarne uno più neutro perché, in diverse interviste, le persone trans e non binarie hanno raccontato della loro gravidanza come di un periodo in cui hanno vissuto un forte conflitto con la propria identità. Sul concetto di femminilità la guida prosegue così: «Infatti, le persone trans e non binarie che aspettano un/a bambinə in molti casi devono affrontare questo preconcetto e imparare a viverlo con distacco», mentre nel paragrafo sul concetto di gravidanza, il capoverso inizia con: «Da un punto di vista linguistico, i/le partecipanti hanno selezionato nuovi concetti per descrivere l’esperienza della gravidanza, rompendo gli schemi precostituiti». Durante gli incontri non sono mancate le proteste. Mercoledì 17 maggio ad esempio, mentre si svolgeva nelle aule dell’Università di Verona il dibattito “No al bullismo, sì ai diritti Lgbtqia+”, Forza Nuova ha manifestato fuori dalla facoltà.
Spiazzati
«Non pensavamo che una cosa dedicata a una comunità esistente e palesemente ignorata, suscitasse tanta indignazione», ammette Ilaria Ruzza, presidente del servizio di accoglienza trans Sat Pink, che ha moderato l’incontro con gli autori nelle sale dell’associazione Circolo Pink. Associazione quest’ultima, nata nel 1985 e oggi riferimento per tutta la comunità Lgbtq veronese, che ha salutato con favore l’iniziativa del Comune di Verona di entrare a far parte della rete Re.A.Dy, la Rete nazionale delle Regioni e degli Enti Locali per prevenire e superare l’omotransfobia. A promuoverne l’adesione avvenuta il 7 ottobre 2022, oltre allo stesso Tommasi, l’assessore alle Politiche Giovanili, Jacopo Buffolo, e la consigliera con delega alle Pari Opportunità, Beatrice Verzè. «L’adesione è stata fatta sia per dare un segnale – spiega Verzè – sia per far sì che la città si adoperi per creare momenti di dibattito e inclusione. Questa serie di iniziative possiamo chiamarla un suo seguito. In generale ci aspettavamo una risposta ideologica al programma ma non che la polemica prendesse carattere nazionale. Pensare di censurare approfondimenti su temi che fanno parte del tempo in cui viviamo, è sbagliato e anacronistico. Non è una questione di ideologia. Ci vogliono politiche in merito».
«Come amministrazione ad esempio – aggiunge Buffolo – per prima cosa abbiamo cancellato le mozioni omofobe (che definivano le coppie gay “contro natura”) votate nel 1995. Il nostro stato negli ultimi dieci anni ha fatto grandi progressi sull’inclusione, sembra che questo governo voglia tornare indietro».
Guardando alle scelte delle istituzioni nazionali è degno di nota che fino al giorno prima che scoppiasse la polemica, la guida fosse presente sul sito di InfoTrans, portale istituzionale dedicato al benessere e alla salute delle persone transgender. Oggi non c’è più, come a voler “dimenticare” la tematica. «In Italia, piaccia o no, i genitori transgender ci sono – sottolinea Ruzza – o ci si rende conto che queste comunità esistono e sono numerose o si fa come gli struzzi. Questo è uno strumento per supportare le persone: a parte sul come avere un figlio, vengono dati suggerimenti anche su cosa ti consente di fare la normativa italiana». Legislazione che, come ricorda Botteghi, sarebbe stata peggiorata da un decreto del 2019 dell’attuale ministro dei Trasporti, Matteo Salvini.
«Io oggi quando compilo un modulo devo scrivere sotto la dicitura “madre”», spiega il curatore della guida che ha fatto la transizione dopo aver avuto figli ed è referente per le persone trans di Rete Genitori Rainbow, associazione che si occupa di supporto a genitori Lgbt con figlie e figli avuti da precedenti relazioni eterosessuali. «Questo a causa del decreto Salvini che ha voluto mettere per forza madre e padre dove non ci sono mai stati. Un modo per creare problemi e colpire una parte della popolazione italiana, che siano coppie di genitori omosessuali, genitori trans. Considerando che fino a pochi anni fa i giudici richiedevano la sterilizzazione per autorizzare il cambio di documenti, probabilmente l’eventualità che una persona transgender possa aver figli non riesce ancora a essere contemplata. Pragmaticamente, ci vorrebbe formazione per chi, per lavoro, deve rapportarsi con persone transgender. Penso a medici, pubblica amministrazione, pediatri… e cambiare la modulistica nelle scuole. È ora di aggiornarsi: esistiamo, siamo sempre esistiti ed esisteremo un domani».