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Inchiesta TPI – Chi è Massimo Osanna, l’uomo più potente dei Beni culturali italiani (finito nel mirino di Anac e Corte dei Conti)

Quella sera a Capri, sul terrazzo liberty di Villa Lysis, sembrava di stare al gran gala dei David di Donatello, e invece era solo un matrimonio vip. C’era mezzo cinema italiano: da Riccardo Scamarcio a Valeria Bruni Tedeschi, da Alessandro Preziosi a Valeria Golino, quest’ultima addirittura in qualità di testimone di nozze.

E poi ecco la star di Hollywood Salma Hayek, il re dei produttori Pietro Valsecchi, la conduttrice tv Serena Dandini, l’ex modella Manuela Arcuri, la giornalista Myrta Merlino, accompagnata dal marito ex calciatore Marco Tardelli. A celebrare il matrimonio nientemeno che il regista premio Oscar Paolo Sorrentino, autentico mattatore della serata con un monologo ironicamente sarcastico. 

Era il 3 settembre 2022. E mentre il sole tramontava all’orizzonte sul golfo di Napoli, si sanciva l’unione civile tra Gianluca De Marchi e Massimo Osanna, due nomi che al grande pubblico forse non diranno nulla, ma che nei salotti della cultura italiana sono ben noti a tutti. 

De Marchi è un imprenditore romano, cofondatore e amministratore delegato di Urban Vision, società leader nel settore dei restauri sponsorizzati di edifici, opere d’arte e monumenti.

Massimo Osanna, archeologo di origini lucane, è invece il capo della Direzione generale Musei del ministero della Cultura (MiC): dopo il ministro Gennaro Sangiuliano, è probabilmente lui l’uomo più potente dei Beni culturali del nostro Paese. Nel suo ufficio si decidono nomine di peso e appalti a sei zeri, compresi quelli del Pnrr. E chi entra nella sua cerchia di fedelissimi ha davanti a sé una carriera assicurata. 

Il caso Bottega Veneta
Nelle prossime settimane al ministero entrerà in vigore la riorganizzazione interna voluta da Sangiuliano: le attuali tredici direzioni generali saranno sostituite da quattro dipartimenti. E Osanna – pur essendo un uomo di fiducia dell’ex ministro Dario Franceschini – aspira a prendere il comando di una di queste nuove strutture. 

Per l’archeologo di Venosa, che a maggio compirà 61 anni, si tratterebbe di un ulteriore avanzamento di carriera. Negli ultimi mesi, però, la sua candidatura è stata indebolita da un’ispezione condotta all’interno del ministero, su richiesta del Segretario generale e della Responsabile anticorruzione, volta ad accertare «alcune possibili criticità nel funzionamento della Direzione generale Musei». Criticità relative «sia a profili organizzativi sia a specifici ambiti, quali la gestione dei capitoli di spesa, l’affidamento di incarichi e di lavori, le procedure relative alle missioni».

A conclusione del loro lavoro, gli ispettori hanno elaborato una relazione dalla quale emergono alcuni rilievi mossi in questi anni nei confronti del direttore Osanna dall’Autorità Nazionale Anticorruzione (Anac) e della Corte dei Conti. Gli inviati del ministero, inoltre, hanno riscontrato «forti criticità relazionali e disfunzionalità comunicative» negli uffici al primo piano di via di San Michele a Roma.

Oggetto dell’indagine è stato anche il presunto conflitto d’interessi che scaturisce dal legame tra Osanna e De Marchi: l’imprenditore, infatti, con la sua Urban Vision ha tra i suoi potenziali clienti musei statali il cui direttore è stato nominato da suo marito. Non a caso tra i partner elencati sul sito della società figura anche lo stesso MiC.

Come si legge nel rapporto finale degli ispettori, nel luglio scorso Osanna è stato interrogato sul punto dall’Anac, alla quale ha risposto spiegando che negli ultimi cinque anni (lui è in carica dall’agosto 2020) la Direzione Musei da lui guidata non ha mai «proceduto ad affidamenti né alla stipula di contratti» con la Urban Vision. 

La questione, tuttavia, non si esaurisce qui. L’azienda di De Marchi – da lui stesso co-fondata nel 2004 all’età di 32 anni – lavora con i più importanti brand del mondo: giganti assoluti del calibro di Coca Cola, Disney, Google. Nel 2020 ha curato un progetto a Tokyo con Bottega Veneta, marchio d’abbigliamento che fa capo al colosso francese del lusso Kering: una connessione che dal piano puramente commerciale deve essersi consolidata anche a livello umano, se si considera che il numero uno di Kering, il miliardario François-Henri Pinault, era tra gli ospiti del matrimonio di cui sopra, accompagnato dalla moglie, l’attrice messicana Salma Hayek. 

Scatto pubblicato su Instagram da Salma Hayek. La star di Hollywood siede al fianco di Gianluca De Marchi, marito di Massimo Osanna. Dietro di loro il direttore generale Musei, il regista Paolo Sorrentino con la moglie Daniela D’Antonio e il miliardario François-Henri Pinault, marito di Hayek

Ebbene, esattamente un anno fa Bottega Veneta è finita al centro di una polemica proprio insieme a Osanna. In occasione di una sfilata della Milano Fashion Week la casa di moda ha ottenuto in prestito alcune opere d’arte conservate in due musei statali: il Museo Archeologico Nazionale di Napoli ha concesso (in cambio di appena 20mila euro) i Corridori di Ercolano, una coppia di statue bronzee risalente al I secolo d.C., mentre la Galleria Nazionale di Cosenza ha prestato le Forme Uniche della Continuità nello Spazio, sculture futuriste di Umberto Boccioni. Ed è stato proprio Osanna a fare da tramite tra l’azienda privata e le strutture museali pubbliche.

In una lettera inviata ai direttori dei due musei, l’alto dirigente del ministero sottolineava: «Il connubio tra arte e moda proposto sembra quanto mai idoneo a promuovere la fruizione pubblica dei beni culturali statali oggetto della richiesta». E concludeva «auspicando un riscontro positivo» alla domanda di prestito. Osanna ha poi presenziato alla sfilata di Bottega Veneta, dove si è fatto fotografare davanti ai Corridori di Ercolano in compagnia dell’amica Salma Hayek.

Quei prestiti sono stati fortemente criticati da diversi addetti ai lavori del settore cultura. Tra i più agguerriti, l’archeologa Margherita Corrado, ex senatrice del Movimento 5 Stelle, che in una nota inviata al ministro Sangiuliano ha lamentato lo «svilimento del patrimonio culturale pubblico come effetto della deriva mercantilistica alla quale si è abbandonato, e di cui si compiace, un certo vertice» del ministero. 

«Ben vengano – puntualizza l’ex senatrice a TPI – le iniziative che consentono a più persone possibile di venire in contatto con determinate opere d’arte e di conoscerle meglio per quelle che sono la loro storia e le loro caratteristiche, ma in casi come questo le opere fungevano sostanzialmente da arredamento alla sfilata di moda». «Non si può giocare col patrimonio dello Stato per favorire un privato», attacca Corrado. «Il direttore di un museo non è il proprietario, ma il custode, del patrimonio culturale. E valorizzarlo non significa valorizzarlo a fini economici».

Viva l’archeologia
Massimo Osanna proviene dal mondo accademico. Laureato in Lettere classiche all’Università di Perugia, ha svolto attività di ricerca e insegnamento principalmente all’Università degli Studi della Basilicata e alla Federico II di Napoli.

La sua carriera è decollata nel gennaio 2014, quando l’allora ministro, Massimo Bray del Pd, lo scelse – in una rosa di sei candidati – come soprintendente di Pompei, scatenando un putiferio. Ottantatré dirigenti di seconda fascia del ministero protestarono animosamente contro la nomina di una figura a corto di esperienza nell’amministrazione dei Beni culturali e totalmente a digiuno di vicende pompeiane.

Gli anni trascorsi da Osanna alle pendici del Vesuvio sono stati scanditi da numerose scoperte archeologiche, alcune delle quali accompagnate – secondo alcuni esperti – da una dose eccessiva di sensazionalismo per attirare l’attenzione di giornali e televisioni.

«Ogni occasione, ogni evento, ogni festa diventava il giusto pretesto per estrarre dal cilindro una scoperta, magari vecchia, magari banale, ma presentata con roboanti squilli di tromba», dice a TPI l’archeologa Helga Di Giuseppe, che nel libro “Pompei, la catastrofe (2014-2020 d.C.)”, scritto insieme allo storico Marco Di Branco, boccia senza appello la gestione del parco archeologico da parte di Osanna. 

Il caso più eclatante riguarda un’iscrizione a carboncino rinvenuta nel 2018 nella Regio V: l’iscrizione, spiega Di Giuseppe, è stata «assurta a documento storico per datare l’eruzione del Vesuvio al 24 ottobre del 79 d.C.», ma una «gran quantità di dati archeologici» la colloca al 24 agosto.

Da quel momento, prosegue l’esperta, «il 24 ottobre è diventata urbi et orbi la data ufficiale dell’eruzione, accettata anche dagli studiosi senza nessun approccio critico». Eppure si trattava di una iscrizione «banalissima e molto diffusa a Pompei nella categoria delle cosiddette liste della spesa» e, per giunta, su di essa non era nemmeno riportato l’anno. «Le opinioni hanno sostituito lo studio – conclude amara Di Giuseppe – e vengono accettate per un vecchio principio d’autorità professorale».

Ma gli anni a pompeiani di Osanna sono stati segnati anche da qualche grana amministrativa. Nel 2016 il soprintendente fu bacchettato dall’Anac, all’epoca presieduta da Raffaele Cantone, per una «ipotesi di conflitto d’interessi»: Osanna aveva infatti ricoperto il doppio incarico di responsabile del procedimento e di presidente della commissione in un concorso che aveva portato all’assunzione (come collaboratore) di un suo ex studente, nonché suo coautore in un volume dedicato al parco archeologico pompeiano.

Quel collaboratore era Gabriel Zuchtriegel, che nel 2021 sarà scelto dal ministro Franceschini come successore dello stesso Osanna alla guida di Pompei.

Franceschini è il ministro che nell’agosto 2020 ha promosso Osanna designandolo capo della Direzione generale Musei. E anche in quel caso la nomina è stata contestata: la Corte dei Conti ha osservato che l’incarico è stato affidato «in violazione del principio di trasparenza e, potenzialmente, di quello di imparzialità» poiché nel bando non erano indicate le competenze richieste.

Osanna ai tempi della soprintendenza di Pompei con l’allora ministro Dario Franceschini. Credit

Lo scorso settembre Osanna è stato confermato direttore generale dei Musei statali dal ministro Sangiuliano, dimostrando così di sapersi rapportare sia con la sinistra sia con la destra. Tanto che ora, con la riorganizzazione del ministero voluta da Sangiuliano, aspira a diventare uno dei quattro nuovi super direttori di dipartimento, ruolo che gli conferirebbe ancor più potere.

Soldi soldi soldi
Già oggi peraltro, in qualità di capo della Direzione generale Musei, Osanna si trova a gestire indirettamente cospicue somme di denaro. E nel farlo tende spesso ad affidarsi ai suoi più fidati collaboratori di vecchia data. Uno di questi è Pierpaolo Forte, professore di diritto amministrativo all’Università del Sannio, già membro del consiglio d’amministrazione di Pompei e poi chiamato al ministero da Osanna a far parte di un tavolo sul partenariato pubblico-privato.

Nel 2022 il giurista è stato scelto dal direttore generale per guidare la commissione che dovrà valutare i progetti candidati ad aggiudicarsi i 300 milioni di euro del Pnrr destinati alla rimozione delle barriere architettoniche nei musei.

Un altro storico collaboratore di Osanna è l’avvocato Antonio Lucianelli, attualmente dipendente in aspettativa di Ales, società in house del MiC. Lucianelli dal 2014 è stato in forza al team legale del parco archeologico di Pompei e nel maggio 2022 è stato designato come coordinatore legale del progetto “Capacity & Capability Building” per la trasformazione digitale dei luoghi della cultura: un incarico da 8mila euro al mese che l’avvocato ha ottenuto classificandosi al primo posto nella graduatoria compilata da un’apposita commissione.

Questa procedura di selezione è stata tra i punti oggetto dell’indagine degli ispettori ministeriali, i quali, dopo le dovute verifiche, hanno concluso che «la commissione di valutazione era senza dubbio composta da persone legate da un consolidato rapporto di lavoro fiduciario con il dg Osanna». In altre parole, i fedelissimi del direttore hanno finito per premiare un fedelissimo del direttore.

Nomine
Al ministero della Cultura, il capo della Direzione generale Musei è colui che nomina i direttori dei musei di seconda fascia (quelli di prima fascia spettano al ministro). La designazione viene fatta sulla base di una terna di nomi selezionata da un’apposita commissione. Dal 2020 a oggi, in più di un’occasione, la Corte dei Conti è intervenuta a censurare queste procedure di nomina. E anche gli ispettori dello stesso ministero hanno voluto vederci chiaro.

Prendiamo ad esempio il caso di Luigi Gallo, storico dell’arte che nell’ottobre 2020 è stato scelto da Osanna per guidare la Galleria nazionale delle Marche. Non solo negli anni precedenti Gallo aveva affiancato Osanna ricoprendo diversi incarichi a Pompei, ma tra i due c’era stato anche un rapporto al di fuori del lavoro. Lo ha riferito lo stesso storico dell’arte, interrogato dagli ispettori del MiC: «Sul piano personale – ha detto – [Osanna] ha fatto parte della cerchia di persone da me frequentate tra il 2011 e il 2013». 

Nel decreto di nomina di Gallo alla guida della Galleria delle Marche, la Corte dei Conti ha ravvisato «carenza documentale». E quando i documenti richiesti sono stati inviati, i magistrati contabili – pur ammettendo «eccezionalmente» il provvedimento «per correntezza amministrativa» – hanno rilevato che in nessuno di essi «è data evidenza dell’iter valutativo che ha portato alla selezione» dei candidati.

Un altro caso finito sotto i fari dell’indagine interna al ministero è quello dell’archeologo Enrico Rinaldi, nominato nel 2022 da Osanna alla guida del Parco archeologico di Sepino e della Direzione generale Musei del Molise. Rinaldi, dipendente di Ales, l’anno precedente aveva fatto parte dell’ufficio di staff di Osanna, che aveva conosciuto per alcune consulenze ai tempi di Pompei.

Esaminando il decreto di nomina ministeriale del 2022, la Corte dei Conti ha invitato il ministero, «per il futuro», «a voler meglio esplicitare il percorso motivazionale che ha condotto alla scelta finale».

Più di recente, nel luglio 2023, la Consulta Universitaria per la Storia dell’Arte e la Società Italiana di Storia della Critica d’Arte hanno inviato una lettera al ministro Sangiuliano e al direttore Osanna per contestare il bando internazionale per i direttori dei musei.

Le due organizzazioni, in particolare, non hanno condiviso il fatto che nella commissione incaricata di selezionare i tre profili “finalisti” ci fosse solo una storica dell’arte  e che su cinque membri due fossero dirigenti del MiC, «che non potranno ignorare le indicazioni del loro stesso ministero». Al termine della selezione, tra i direttori nominati c’era anche Federica Zalabra, confermata al Museo nazionale d’Abruzzo da Osanna, proprio lui che nel 2021 l’aveva nominata dirigente alla Direzione generale Musei.

Il direttore accompagna la premier Meloni nella sua visita agli scavi di Pompei, la scorsa estate. Credit: AGF

Spese
Una menzione a parte, poi, merita il caso delle 200 copie di un fumetto sulla “Balena Giuliana” che nel 2022 il Museo Nazionale di Matera ha commissionato con affidamento diretto alla casa editrice Osanna Edizioni, di cui il direttore generale dei Musei è socio al 10%.

In una delibera dell’anno successivo l’Anac ha rilevato che quella procedura è stata realizzata in violazione delle norme sul conflitto d’interessi nei contratti pubblici. E il motivo è presto detto: Osanna è il superiore gerarchico della direttrice del Museo di Matera, Annamaria Mauro. L’Autorità Anticorruzione, quindi, ha raccomandato al Museo di «valutare le eventuali azioni in autotutela in riferimento alla suddetta procedura di gara e, pro futuro, di rispettare scrupolosamente le norme» sul conflitto d’interessi.

Al capo della Direzione generale Musei, infine, è stata contestata in questi anni una serie di richieste di rimborsi spese. In una nota del febbraio 2023 del ministero dell’Economia si rileva che «anche nel corso dell’esercizio 2022 sono stati rilevati taluni aspetti di gestione non conforme alle previsioni che disciplinano la rendicontazione delle spese di missione»: in particolare «la documentazione allegata al rimborso molto spesso è risultata incompleta e non sempre l’utilizzo del taxi è preventivamente autorizzato».

Dalle verifiche degli ispettori ministeriali è emerso che per il 2022, su un totale di spese per missioni pari a 15.897 euro, risulta documentato un importo di 8.389 euro, mentre per il 2023, su un totale di spesa di 3.264 euro, mancano all’appello 225 euro.

In un caso gli ispettori hanno anche riscontrato un «potenziale danno erariale» da 6.286 euro riguardante una missione a Londra e in Florida programmata per il settembre 2022 ma poi annullata: Osanna, infatti, non si sarebbe attivato tempestivamente – come richiede il regolamento interno del ministero – per chiedere alle compagnie aeree il rimborso dei biglietti.

Non solo: nel loro rapporto gli ispettori registrano anche «l’ingiustificato utilizzo» della carta di credito ministeriale «per una persona esterna al ministero». Quella persona era Gianluca De Marchi, il marito di Osanna. Il direttore generale voleva portarlo con sé in Florida pagandogli il biglietto aereo con i soldi del ministero. Ma la trasferta a spese dei contribuenti alla fine è saltata.

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