«Il tema della lottizzazione della Rai si ripropone ad ogni cambio di governo, ma il mio compito è quello di vigilare affinché non vi siano storture». Lo afferma Barbara Floridia, presidente della Commissione parlamentare di Vigilanza Rai. Già capogruppo a Palazzo Madama del M5S, nonché sottosegretaria di Stato al ministero dell’Istruzione nel Governo Draghi, la presidente spiega a TPI quale dovrebbe essere la mission della Rai, commentando anche alcune vicende che hanno riguardato Viale Mazzini negli ultimi mesi, dalla cancellazione del programma di Filippo Facci all’addio di Fabio Fazio e Lucia Annunziata, e respingendo in modo netto le accuse rivolte al Movimento 5 Stelle di partecipare alle logiche di lottizzazione del servizio pubblico.
La senatrice si sofferma in modo significativo sul Contratto di Servizio della Rai, che fissa le “regole di ingaggio” del servizio pubblico per i prossimi cinque anni e che la Commissione da lei presieduta sta attualmente elaborando. Senza esimersi dal commentare una delle battaglie cardine dei Cinque Stelle, l’introduzione del salario minimo, ma anche la possibile alleanza con il Pd ed esprimendo un giudizio netto sull’operato del Governo: «L’Italia rischia di fare passi indietro su tanti fronti».
Senatrice Floridia, in Rai sono in atto e/o si preannunciano grandi cambiamenti. Da presidente della Commissione di Vigilanza, pensa che stiamo assistendo ad una vera lottizzazione da parte del Governo?
«È un tema che si propone ad ogni cambio di governo, ma sicuramente la riforma Renzi ha accentuato una situazione che già era problematica. Il mio ruolo non è quello di urlare alla lottizzazione ma quello di vigilare ogni giorno affinché non si verifichino storture o chiamare l’azienda alle proprie responsabilità quando queste si verificano».
Cosa risponde a chi accusa il Movimento 5 Stelle di trattare con il Governo per ottenere spazi sulla tv pubblica da affidare a personaggi ritenuti vicini al vostro Movimento, come ad esempio Peter Gomez?
«Francamente non ho idea se Peter Gomez avrà alcun programma in Rai. Se così fosse, ne sarei felice per il semplice fatto che parliamo di un professionista. Per il resto queste accuse mi fanno sorridere non solo perché sono false, ma perché molto spesso giungono da persone e partiti che in passato hanno partecipato a logiche di spartizione di cui ancora oggi godono i risultati».
Il Pd ha criticato la decisione del consigliere Alessandro di Majo, in quota Cinque Stelle, di essersi astenuto durante la votazione che ha portato alla nomina dell’amministratore delegato della Rai Roberto Sergio. Anche in quel caso in molti vi hanno accusato di un patto di non belligeranza con la maggioranza per trattare sulle nomine.
«È appena il caso di ricordare che quel voto non è stato in alcun modo decisivo e che l’astensione è assimilabile a un voto negativo. Dopodiché credo che le polemiche siano spesso create ad arte per alimentare la narrazione in un Movimento 5 Stelle “collaborazionista”, con il malcelato intento di attaccare una forza politica che fino ad oggi è in assoluto la più estranea a qualsiasi logica di spartizione e di lottizzazione del servizio pubblico».
Con l’addio di alcuni personaggi noti della Rai, quali Fabio Fazio, Lucia Annunziata e Massimo Gramellini, pensa che il servizio pubblico sia stato depauperato e impoverito dal punto di vista giornalistico e culturale?
«Certamente parliamo di grandi professionisti la cui scelta deve essere rispettata. Il vero impoverimento lo si avrà nel caso in cui calerà il livello qualitativo dell’offerta della Rai o se si dovesse registrare una disaffezione da parte del pubblico. Compito principale degli attuali vertici sarà proprio quello non solo di impedire che ciò accada, ma di operare in generale per un rilancio del servizio pubblico digitale e radiotelevisivo».
Lei ha espresso il suo disappunto per le parole di Filippo Facci sulla vicenda di cronaca che riguarda il figlio di Ignazio La Russa. Cosa pensa della decisione della Rai di cancellare il suo programma?
«Mi soddisfa. In Commissione di Vigilanza stiamo lavorando al Contratto di Servizio, un documento fondamentale che definirà la mission del servizio pubblico per i prossimi cinque anni. Al suo interno vorrei venisse tracciato il percorso che la Rai deve intraprendere di fronte alle grandi sfide del nostro tempo: dalla transizione ecologica e digitale alle sfide del mondo del lavoro fino a quelle legate al giornalismo di inchiesta, all’informazione di qualità, al mondo del lavoro e dei giovani. Tra queste sfide c’è ovviamente quella legata alle pari opportunità e alla lotta ad ogni forma di discriminazione: sarebbe stato illogico e svilente parlare di questi principi per poi trovarli disapplicati in un caso eclatante come quello che ha visto protagonista Filippo Facci».
Il leader del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte ha annunciato per l’autunno la convocazione degli Stati Generali sulla riforma della Rai. Quali sono gli obiettivi che vi ponete?
«Vogliamo superare la riforma Renzi e offrire al Paese una legge capace di garantire al servizio pubblico un modello di governance che sciolga il nodo soffocante della politica sulla tv pubblica. E poi ci sono le grandi sfide legate alla trasformazione della Rai in digital media company, alla attratività per i giovani, alla lotta contro il negazionismo climatico non solo nell’informazione ma anche nell’approfondimento e in ogni contenuto del servizio pubblico. Gli Stati Generali serviranno a delineare il percorso per la Rai del futuro».
Come andrebbe riformata la Rai, secondo il suo parere, presidente?
«Guardi, io mi pongo un orizzonte ampio che è quello di trovare un punto di caduta capace di intercettare il consenso delle forze politiche sul grande obiettivo di liberare il servizio pubblico dal peso soffocante della politica. Dopodiché i modelli possono essere i più diversi. Stiamo mettendo a confronto le proposte di tutti i partiti e sono convinta che attraverso un percorso partecipato si possa arrivare ad una proposta che, partendo dalla prossima legislatura, sia capace di andare finalmente in porto».
Qual è la linea del Movimento 5 Stelle e la sua personale opinione riguardo al canone in bolletta?
«Ciò che più importa è che il servizio pubblico abbia risorse adeguate per svolgere le proprie fondamentali funzioni. Sicuramente con il canone in bolletta l’evasione si è drasticamente ridotta, ma non chiudo la porta a soluzioni diverse capaci di garantire il gettito necessario alla Rai per poter operare in un contesto difficile come quello a radiotelevisivo e digitale di oggi. Abbiamo registrato che sul punto però ci sono orientamenti diversi all’interno delle forze di maggioranza ed è per questo che ho convocato già a giugno il ministro dell’Economia Giorgetti, che ha però dato disponibilità solo per fine luglio. Ascolteremo dalla sua voce quella che è la posizione del Governo e faremo le nostre valutazioni».
Tornando al Partito democratico: da quando è stata eletta come segretaria Elly Schlein, siete tornati a dialogare con i dem. Ci sono i presupposti per un’alleanza strutturale con il Pd?
«Sicuramente con il Partito democratico è in atto un dialogo privilegiato, ma non mancano evidentemente temi su cui la distanza resta ancora ampia. La base su cui lavorare è quella del rispetto comune e del contrasto alle politiche reazionarie di questo governo».
Come si possono, però, conciliare le profonde differenze che ci sono tra il Movimento e il Pd su temi importanti quali la guerra in Ucraina o il termovalorizzatore a Roma?
«Erano appunto questi alcuni dei temi a cui mi riferivo quando parlavo di distanze tra i nostri due mondi. L’auspicio è che una forza che si dice progressista come il Partito democratico possa su temi essenziali come la pace e la transizione ecologica avvicinarsi alle posizioni del Movimento 5 Stelle, per dare concretezza nei fatti e non solo a parole alla propria collocazione nel campo progressista».
In compenso restate uniti sulla battaglia per l’introduzione del salario minimo. Cosa pensa del tentativo del Governo di affossare la vostra proposta che, secondo la maggioranza, non avrebbe le coperture finanziarie ?
«Trovo francamente disdicevole che le preoccupazioni per la presenza in Italia di un numero così elevato di lavoratori poveri sia in capo solo ed esclusivamente al Movimento 5 Stelle e alle opposizioni. Il Governo non offre soluzioni alternative, ignorando il momento terribile che gli italiani stanno vivendo sul fronte dei rincari di bollette, carrello spesa e altri beni. Non capisco come possano tollerare che ci siano milioni di italiani con paghe da fame e non sentirsi in dovere di offrire alcuna soluzione per porre fine a quello che non riesco a definire con una parola che non sia sfruttamento».
Come continuerete la vostra battaglia sul salario minimo, nel caso in cui la maggioranza riuscisse davvero ad affossare la proposta di legge del Movimento 5 Stelle?
«Al momento la nostra battaglia va avanti in Parlamento. Dopodiché valuteremo le mosse future, ma è chiaro che il salario minimo rappresenta uno dei pilastri della proposta politica del Movimento 5 Stelle che porteremo in ogni sede sia utile per farci ascoltare dal Governo e per dare attuazione a quella che è a tutti gli effetti una misura di civiltà».
Dal caso Santanchè alle frizioni tra i partiti di governo sulle esternazioni e le proposte del ministro della Giustizia Nordio fino alle divisioni sul Mes: la maggioranza è già in crisi?
«Le crepe sono moltissime e sono evidenti. Sul caso Santanchè mi lasci dire che una persona che riveste un ruolo istituzionale così importante come quello di ministro dovrebbe sentire autonomamente il dovere di fare un passo indietro quando sono tali e tante le questioni da chiarire. Detto questo, penso che come al solito prevarrà l’istinto primordiale di stare assieme ad ogni costo per mantenere le proprie posizioni di potere».
Non crede che una maggiore unità delle opposizioni, nelle Commissioni e in Parlamento, possa far emergere ancora di più le contraddizioni del centrodestra?
«Certamente. E quando c’è stata la possibilità di collaborare il Movimento 5 Stelle non si è mai tirato indietro».
Qual è il suo giudizio sull’operato complessivo del Governo e sulle sue scelte politiche messe in campo fino ad ora?
«Molto negativo. Si sono accaniti su tutte le misure sociali a sostegno delle fasce più deboli della popolazione messe in campo dai governi guidati da Giuseppe Conte senza offrire alcuna soluzione ai problemi che affliggono gli italiani. Mi preoccupa molto l’approccio ideologico ai temi etici e a quelli della giustizia. Di scuola e sanità pubblica non si parla mai, se non per segnalare disinvestimenti e riduzioni di spesa. Ho il grande timore che al termine di questa esperienza di governo l’Italia avrà fatto passi indietro su tanti fronti, e questo davvero non possiamo permettercelo».