Il sistema politico greco è stato per anni caratterizzato da una certa regolarità che poteva essere sintetizzato dal bipolarismo tra i conservatori di Nea Dimokratia e i socialisti del Pasok, cui si aggiungevano partiti più piccoli come i Comunisti del Kke o la sinistra di Syriza. La crisi economica, oltre a mettere in ginocchio l’economia del Paese, ha scardinato anche questo sistema che sembrava quasi una certezza. Dal voto del 2012, la mappa elettorale greca è stata vittima di un terremoto che ha cambiato gli equilibri tra i partiti e ha visto la nascita di nuove forze politiche, ha trasformato Syriza da forza marginale a forza di governo, mentre il Pasok è diventato un partito residuale (facendo nascere, nel vocabolario della politica, la parola “pasokizzazione”) e si è assistito al boom dell’estrema destra di Alba Dorata, come al fenomeno di numerosi altri movimenti spuntati come funghi, passati come meteore per il Parlamento con tanto di buone percentuali elettorali e poi caduti a tempo record nel dimenticatoio.
Sorprese nell’urna
E anche il voto dello scorso 25 giugno è andato in questo senso, non limitandosi a consegnarci una netta vittoria di Nea Dimokratia e un insuccesso di Syriza (con l’ex premier Alexis Tsipras che ha rassegnato le dimissioni dalla guida del partito), ma ci ha consegnato diverse novità, non solo rispetto al recente passato, ma anche in confronto al voto immediatamente precedente del 21 maggio, cui è seguito quest’ultimo a stretto giro in cui il premier Kyriakos Mitsotakis ha tentato con successo di consolidare la sua maggioranza grazie a un premio previsto dalla legge elettorale.
E così, se il voto di maggio aveva visto l’ingresso in Parlamento solamente di cinque forze, nello specifico Nea Dimokratia, Syriza, Pasok, il Kke e la destra nazionalista di Elleniki Lysi (Soluzione greca), in parlamento dal 2019 e più “nuovo” tra i partiti che hanno superato lo sbarramento del 3 per cento, il voto di giugno ha avuto un sapore meno tradizionale, con la conferma di queste cinque forze politiche e l’ingresso di altre tre novità, due delle quali collocabili nel campo dell’estrema destra e avanzate sulla scia della diaspora dei voti che in passato andavano su Alba Dorata, prima dello smantellamento del partito del 2020. Questo episodio ha lasciato senza riferimento un elettorato che, in tempi recenti, ha toccato fino al 7 per cento e che era stato pronto a votare un movimento ritenuto estremista di destra e che quindi si è guardato intorno, finendo per premiare alcune novità di questa tornata elettorale.
Tradizione e novità
La più evidente è la forza “Spartiates”, il partito degli spartani, che nel nome e nel simbolo, un guerriero con il tradizionale elmo della storica città greca, richiama appunto la tradizione dell’Antica Grecia. Si tratta di una forza di estrema destra, per anni ai margini della politica del Paese, che si definisce nazionalista e che ha raggiunto il 4,6 per cento grazie anche al sostegno molto attivo di Ilias Katsidiaris, leader del Partito Nazionale, forza nata in concomitanza con la fine dell’esperienza di Alba Dorata e che sembrava destinato a correre nel voto di maggio ma non gli fu permesso proprio per i problemi con la legge di alcune sue figure chiave.
Un po’ diverso è un altro partito che ha giovato senz’altro dal vuoto lasciato da Alba Dorata è Niki, parola che in greco significa “Vittoria”. Anch’esso partito di destra, è più caratterizzato da un conservatorismo religioso cristiano ortodosso, oppositore di aborto e matrimoni omosessuali e che ha stretti legami con settori del mondo monastico del Monte Athos. Ma uno dei temi principali di Niki è l’opposizione agli accordi di Prespa del 2018 con cui la Grecia ha chiuso la lunga disputa sul nome della Repubblica di Macedonia, divenuta così Macedonia del Nord, relativamente al fatto che tale nome era lo stesso della storica regione che ricade in gran parte in Grecia e che è molto legata alla figura di Alessandro Magno, nativo della città greca di Pella. Per questa ragione il partito, che ha ottenuto un 3,7 per cento alle politiche, ha raggiunto i suoi migliori risultati nel nord del Paese.
Svolta progressista?
Anche a sinistra, tuttavia, arrivano novità, e proprio sulla scia del nuovo ruolo ricoperto da Syriza, il partito simbolo degli elettori greci che si spostavano a sinistra per dire no alle misure di austerity volute per la Grecia dall’Europa e che negli anni ha moderato molte delle sue posizioni.
Proprio per questo ha vissuto alcune scissioni, tra cui quella che portò alla nascita del partito Unità Popolare. Proprio una delle esponenti di questo partito, Zoe Konstantonopoulou, ha fondato nel 2016 un partito chiamato Plesi Eleutherias, che in italiano significa Rotta di Libertà, che continua a opporsi, da sinistra, alle politiche di austerity e a essere critico verso l’Unione europea. Un partito che, col 3,2 per cento, ha superato di poco per la prima volta la soglia per entrare in parlamento divenendo una delle novità di questo voto.